Acquaquiglia del Pozzaro, viaggio nei sotterranei sconosciuti di Napoli

Acquaquiglia del Pozzaro è un luogo speciale dove si scoprono antichi pozzi e dove la figura del "munaciello" prende vita tra storia e leggende, nelle parole dell'appassionato proprietario, Vincenzo Galiero.

Napoli è una città ricca di luoghi meravigliosi, molti dei quali poco conosciuti anche agli stessi napoletani o a chi, come me, vive a pochi chilometri di distanza e la frequenta da sempre. È una città che riserva grandi sorprese e angoli affascinanti, molti dei quali ancora lontani dal turismo di massa. Tra questi c’è sicuramente Acquaquiglia del Pozzaro.

Prima che me ne parlasse un amico di vecchia data, non avevo mai sentito nominare questo posto, che si trova nel quartiere della Sanità, a 2 minuti dal Cimitero delle Fontanelle, dove si concentrano chiese e palazzi storici. Acquaquiglia del Pozzaro è un sito di piccole dimensioni, il cui fascino può essere paragonato a Napoli Sotterranea e che per certi versi, allontanandoci per un attimo da Napoli, mi ricorda le storiche abitazioni dei Sassi di Matera.

Vincenzo Galiero e il racconto della casa dei nonni

Quando sono arrivato ad Acquaquiglia del Pozzaro, che a una prima occhiata mi è sembrato un piccolo negozio di oggetti di antiquariato, mi ha accolto con un gran sorriso Vincenzo Galiero, il proprietario del basso.

Una curiosità
Il basso (in napoletano ‘o vascio) è una tipica abitazione napoletana che ha accesso diretto a livello della strada.

Vincenzo mi ha spiegato che la costruzione originaria è del Seicento e che, con tanta passione e impegno, a partire dal 2017, ha avviato personalmente un’attività di scavo grazie alla quale ha portato alla luce antichi pozzi e cisterne.

vincenzo galiero aquaquiglia del pozzaro
Vincenzo Galiero, il proprietario di Acquaquiglia del Pozzaro.

Ha tanta voglia di raccontare questo luogo e i suoi sono racconti che rapiscono e che ascolteresti per ore.

E ha altrettanta voglia di aiutare a dare nuova luce a un quartiere che, pur essendo ricco di storia e di luoghi unici come le Catacombe di San Gennaro o il già citato Cimitero delle Fontanelle, è stato troppo spesso sotto i riflettori nazionali per la cronaca nera. È anche per questo che, dopo che il basso è stato chiuso per circa trent’anni, sotto insistenza dei figli, Vincenzo ha deciso di riaprirlo e di scavare per ritrovare gli antichi pozzi che i racconti di famiglia volevano fossero proprio in questa abitazione. 

Tra acqua e tufo, alla scoperta delle viscere della Sanità con i racconti dei pozzari

Il basso si trova in Via Fontanelle e Vincenzo mi ha raccontato che qui in passato un canale trasportava acqua proveniente dalla collina dei Camaldoli e la stessa era sistematicamente fatta confluire in cisterne e in pozzi che consentivano alle abitazioni di rifornirsene al bisogno.
Questo aspetto mi affascina molto: provo a immaginare a quanto il tempo abbia trasformato quei luoghi, con delle stradine, quelle che ho percorso per raggiungere Acquaquiglia del Pozzaro, laddove in passato c’era un corso d’acqua.

Come buona parte degli edifici del centro storico di Napoli e delle case della zona, a ulteriore conferma dell’ipotesi relativa al canale d’acqua, Acquaquiglia del Pozzaro è un sito scavato in una cavità di tufo e si sviluppa su più livelli che, man mano, si addentrano nel sottosuolo della Sanità.

Appena si entra nel basso, c’è un ambiente in cui un tempo si trovava la camera da letto dei nonni di Vincenzo e dove dormiva la sua numerosa famiglia. È proprio qui che, durante gli scavi, è stato rinvenuto il primo pozzo, allora completamente pieno di materiale di risulta. Vincenzo mi ha raccontato che fu proprio la scoperta di questo primo pozzo a spronarlo nel proseguire la ricerca degli altri, che si trovavano nel livello più interno della cavità e in una zona del basso in cui i nonni avevano originariamente un laboratorio.

L’ambiente dove un tempo si lavorava il merluzzo

Percorrendo una serie di gradini, si accede infatti al livello inferiore dove la temperatura diminuisce sensibilmente e l’umidità aumenta.

Un consiglio
Se doveste visitare questo luogo, portate con voi qualcosa per coprirvi almeno le spalle.

Qui in passato c’erano quattordici piccole vasche – ora distrutte per poter procedere con gli scavi – che venivano usate negli anni Quaranta dalla famiglia Galiero per lavorare lo stoccafisso e il baccalà. 

antiche vasche antiche di acquaquiglia del pozzaro
Le antiche vasche distrutte, dentro cui veniva lavorato il merluzzo. Foto di Vincenzo Galiero.

Quando Vincenzo cominciò a scavare sapeva dell’esistenza delle antiche cisterne solo attraverso i racconti di famiglia: per questo non era sicuro sarebbe riuscito a trovarle. Durante gli scavi, però, dalle cavità di Acquaquiglia del Pozzaro emersero piccole anfore, ampolle, bottiglie, mattonelle e numerosi strumenti di lavoro che ora sono esposti lungo le pareti insieme ad altri reperti, più preziosi e per questo conservati in delle vetrine, risalenti alla Seconda Guerra Mondiale e probabilmente al diciottesimo secolo.

L’ambiente interno dove in passato erano presenti le vasche dentro cui i nonni lavoravano il merluzzo

La cisterna che dava acqua a un antico convento

Via via che gli scavi erano portati avanti, oltre al ritrovamento dei reperti, venivano scoperti nuovi ambienti e così la fatica e l’impegno di Vincenzo venivano ripagati dalle meraviglie riportate alla luce.
Tra i vari pozzi ritrovati, per esempio, c’è n’è uno che forniva acqua a un convento, ora però andato distrutto. Quale fosse il convento in questione e se realmente esistesse non è dato saperlo, o almeno non da documenti ufficiali. Solo i racconti tramandati di generazione in generazione riferiscono dell’esistenza di questo pozzo che riforniva d’acqua un convento settecentesco e, da dopo gli scavi, in effetti «nel secondo pozzo riusciamo a vedere un piccolo spiraglio d’aria che all’epoca doveva affacciarsi nell’androne del convento», mi ha confermato Vincenzo. Quattro gradini in tufo, vicini al secondo pozzo ritrovato, ha continuato, «probabilmente portavano all’interno del convento».

Il ritrovamento delle cisterne e degli antichi pozzi

Durante gli scavi Vincenzo si è accorto di un altro ambiente nascosto, e abbattendo la parete che lo nascondeva, ha ritrovato un canale di collegamento che conduce a due cisterne e ad altri due pozzi. Un giorno, mi ha raccontato, «tamburando ho sentito un tonfo particolare, ho abbattuto il muro e ho tirato fuori più di un metro di materiale di risulta, dove ho trovato la seconda e la terza cisterna e il quarto e il quinto pozzo». 

Il canale di collegamento ritrovato alle spalle di una parete che collega i pozzi e le cisterne

Durante i lavori di scavo sono stati ritrovati tantissimi oggetti di uso comune e attrezzi da lavoro, come già si diceva, «ma anche oggettini di epoche diverse, tante bottiglie, un elmo della Seconda Guerra Mondiale e, persino, uno spray insetticida degli anni Sessanta». 

Vincenzo ci ha tenuto, però, a mostrarmi soprattutto un ritrovamento davvero particolare.

Alcuni dei reperti ritrovati nel quarto pozzo

È il bordo di un gabinetto finemente decorato: «nel 1870 Luigi Mosca brevettò questo gabinetto inodore, cioè realizzato con una leva ai lati che evitava la risalita dei cattivi odori dopo averlo utilizzato». 

Anche numerose maioliche colorate e bellissime, risalenti a diverse epoche, si notano sulle pareti di Acquaquiglia del Pozzaro e, anche se non sono state ritrovate tutte nella casa dei suoi nonni, fanno parte di una collezione a cui Vincenzo tiene molto.

Il terzo pozzo ritrovato e l’antica leggenda dei munacelli

Superato il corridoio di collegamento si arriva alla cisterna dove si trova il terzo pozzo, sulle cui pareti ho notato una serie di gradini. Vincenzo mi ha spiegato che sono gli appigli utilizzati dai pozzari durante la manutenzione delle cisterne da cui anticamente gli abitanti della Sanità attingevano l’acqua.

Alcune delle teche che conservano gli oggetti ritrovati duranti gli scavi.

È una figura, quella del pozzaro, attorno a cui ruota la leggenda napoletana del munaciello, che ho imparato a conoscere attraverso i racconti della mia famiglia. Il pozzaro, infatti, avendo libero accesso dai pozzi, entrava nelle case e, proprio come il munaciello, spaventava le persone e in alcune circostanze faceva dispetti o, addirittura, rubava qualche oggetto quando non veniva pagato per il lavoro svolto.

Sulle pareti della cisterna, ho notato i segni che dovrebbero indicare a che altezza arrivava  il materiale di risulta: è di circa un metro e mezzo. Una quantità impressionante che Vincenzo ha estratto da solo. Ci tiene, però, a precisare:

Il mio è stato un lavoro di passione. Molti che visitano questo posto mi chiedono se ho fatto tanta fatica e io gli rispondo di no, fatica proprio no, non mi è pesato. Perché dove c’è passione non c’è fatica.

E proprio continuando i lavori di scavo Vincenzo incredibilmente ha scoperto un altro ambiente formato ancora da una cisterna e un altro pozzo che è, però, al momento ricoperto parzialmente da materiale di risulta.

Ma il proprietario di Acquaquiglia del Pozzaro non intende smettere di fermarsi: «ho altri progetti di ampliamento, vorrei per esempio continuare a scavare sotto i nostri piedi per cercare di trovare qualche altro vaso comunicante», magari facendo altre incredibili scoperte.

Acquaquiglia del Pozzaro, un luogo da valorizzare e far conoscere.

Acquaquiglia del Pozzaro merita di essere scoperto, un po’ come ho fatto io stesso, da tutti coloro che amano Napoli (e la sua storia).

L’atmosfera di questo luogo è molto suggestiva, grazie anche al gioco di luci e ombre e alla scenografia a cui i numerosi reperti ritrovati danno vita.

Il lavoro svolto finora da Vincenzo Galiero è stato eccezionale, ma sarebbe importante che le istituzioni riconoscessero questo luogo come patrimonio di Napoli. Acquaquiglia del Pozzaro racchiude, infatti, l’essenza più vera del quartiere della Sanità e, più in generale, racconta un pezzo di storia di Napoli. Senza contare che, attraverso i racconti di un uomo appassionato come Vicenzo, si scoprono le leggende a cui i napoletani sono legati da secoli e che rendono Napoli una città ancora più affascinante.

Un pensiero riguardo “Acquaquiglia del Pozzaro, viaggio nei sotterranei sconosciuti di Napoli

  • 25 Giugno 2022 in 16:01
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    in questi tempi di emergenza idrica, che temo durerà ancora nel futuro, perchè non ripristinare gli antichi pozzi e cisterne che, riempiti con le piogge autunnali e invernali, fornirebbero acqua per gli usi domestici, innaffiare orti e giardini, lavare strade e auto ecc. , lasciando l’acqua potabile preziosa solo per bere e cucinare? Complimenti a Vincenzo per la splendida operazione di recupero che ha fatto.

    Risposta

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