Gaetano Bonelli: la collezione che racconta Napoli

Una collezione di oggetti che raccontano Napoli e che, nata per semplice passione, è diventata una meravigliosa raccolta ospitata nel museo Fondazione Casa dello Scugnizzo a Materdei.

Ci sono oggetti che rappresentano la memoria di un luogo o di una persona e che hanno un valore inestimabile per ciò che rappresentano, e capita che qualcuno li possa conservare di anno in anno, per poi diventare una collezione: è quello che è accaduto a Gaetano Bonelli, giornalista napoletano innamorato di Napoli e cultore della sua storia che ha creato un piccolo tesoro dedicato alla città.

L’amore viscerale per la sua Napoli emerge fin da subito quando si conosce Gaetano Bonelli, cosa accaduta anche a noi quando a Materdei, uno dei quartieri dell’arte di Napoli, abbiamo incontrato il giornalista per farci raccontare la sua storia e scoprire la collezione che parla della città partenopea.

L’amore per Napoli da quando era bambino

L’interesse a raccogliere oggetti che raccontano di Napoli iniziò quando Gaetano era un ragazzino. Infatti, ad appena 11 anni acquistò, con la paghetta settimanale, una ventina di biglietti di tram trainati dai cavalli, risalenti agli inizi del Novecento, presso un negozio di filatelia, dove cioè era possibile acquistare francobolli da collezione.

La passione per Napoli, ci ha raccontato Gaetano, è arrivata grazie al contesto familiare in cui è nato e cresciuto, dove la sensibilità verso l’arte, il culto della bellezza l’amore per la storia gli è stato trasmesso dai suoi genitori.

Gaetano Bonelli
Gaetano Bonelli nella sala della Fondazione Casa dello Scugnizzo che ospita la collezione.

Ciò che invece ha dato l’input a realizzare una collezione che raccontasse di Napoli, ci ha spiegato il collezionista, «è stato quando, frequentando il centro storico, mi resi conto di tutta questa ricchezza straordinaria, di questo universo che è Napoli, una città dalle mille potenzialità», e, nonostante le meraviglie sia monumentali che paesaggistiche, «mancava una raccolta che raccontasse il vissuto quotidiano, l’aspetto antropologico della città.»

Gaetano Bonelli ha raccolto oggetti che per circa trent’anni ha conservato a casa. Dal 2017, però, la collezione è ospitata dalla Fondazione Casa dello Scugnizzo (Piazzetta San Gennaro a Materdei, 3), ed è aperta al pubblico su prenotazione. Gaetano accompagna i visitatori per raccontare le storie degli oggetti, delle testimonianze e dei documenti conservati. Dalla visita risulta evidente che Napoli, nel corso della sua storia, ha avuto un ruolo centrale in diversi ambiti. Come sottolineato da Gaetano Bonelli:

«non c’è città al mondo che può dirsi depositaria di una così ricca presenza in tutti i campi con primati o con impronte determinanti verso lo sviluppo, l’operatività, verso l’ingegno. Qui nel Museo di Napoli tutto questo è riscontrabile».

Quella del giornalista napoletano è una raccolta che tratta di 20 aree tematiche riguardanti i più svariati settori, come per esempio i trasporti, l’urbanistica, l’architettura, l’emigrazione, l’enogastronomia, lo spettacolo e il commercio, ma a causa dell’enorme numero di oggetti che compongono la collezione – circa diecimila – non tutto è stato esposto.

La collezione che racconta l’umanità

La collezione, quindi, conta una varietà infinita di oggetti e ciò si riscontra anche nei tanti documenti storici che la compongono, come circolarimanifesti di provvedimentiedittibandi, lettere e un pizzino (uno dei bigliettini utilizzati per lo scambio di informazioni segrete), datato 22 giugno 1860, che facevano circolare i garibaldini giunti in città e sul quale c’è scritto: “Il principio del non intervento, è stato ufficialmente stabilito. La mediazione della Francia chiesta da Napoli è fallita. Garibaldi sta formando un grosso esercito con armi e flotta. Non prestate fede a ciò che il governo fa circolare”.

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Pizzino del 1860 contente un messaggio dei garibaldini giunti a Napoli.

La collezione di Gaetano Bonelli è formata sia da documenti pubblici – o comunque legati a fatti storici, talvolta anche di rilievo –, sia da oggetti appartenuti a cittadini normali, come un’agendina risalente al 1941 di un militare che raccontava, giorno dopo giorno, cosa stesse accadendo a Napoli. La testimonianza di quel militare risulta uno dei tanti documenti della collezione che contribuiscono a conservare la memoria della città, poiché descrive il periodo della Seconda Guerra Mondiale a Napoli e, in particolare, i bombardamenti. In quei momenti la gente si rifugiava dove poteva, per esempio nella Galleria Borbonica, luogo in cui tantissimi napoletani trovarono appunto ricovero in quei tragici anni.

Collezione Gaetano Bonelli
Agenda di un militare risalente al 1941.

La peculiarità più rilevante di questo tesoro, quindi, è la capacità di raccontare le storie di persone che sono legate alla città di Napoli e, di conseguenza, la capacità di raccontare anche la storia di questa città. Come affermato dallo stesso Gaetano:

«tutto ciò che è presente qui ha a che fare con l’umanità napoletana, con l’imprenditoria napoletana, con l’aspetto artistico napoletano, con l’ingegno napoletano, col vissuto quotidiano, quindi memorie intime, lettere e fatti storici avvenuti. La microstoria che diviene grande storia raccontata attraverso queste testimonianze».

Le aree tematiche della sala che ospita la collezione

Gli elementi che compongono la raccolta provengono quasi tutti da acquisizioni nel mercato e da librerie dell’antiquariato, ma anche da aste internazionali e da siti dedicati agli appassionati del genere, oltre che da scambi tra collezionisti.

Tra le varie aree tematiche presenti nel museo c’è una vetrinetta all’interno della quale sono conservati antichi giochi napoletani e che raccontano l’aspetto ludico della città, come per esempio un esemplare di tombola acquarellata a mano, oppure lo strummolo, matrici in legno delle carte napoletane del 1825, e un manuale del tressette datato 1760.

C’è poi  l’area dedicata ai trasporti di Napoli, in cui si trova l’orario delle ferrovie borboniche del 1845, e quella dedicata all’emigrazione con un biglietto della White Star Line, la compagnia navale britannica famosa per l’affondamento del transatlantico Titanic.

Foto emigrati
Una foto e un biglietto di una nave contenuti nella vetrina dell’emigrazione.

E, ancora, c’è la parte dello spettacolo, nella quale sono custodite, tra le altre cose, una foto con centinaia di musicisti del primo congresso musicale italiano che si tenne a Napoli nel 1864 e una vetrina dedicata al Banco di Napoli. Quest’ultima è tra i pezzi più cari a Gaetano Bonelli: in essa è esposto il più antico libretto di conto corrente risalente al 1878.

Albero genealogico
Albero genealogico del Regno delle Due Sicilie.

Quando si entra nel salone che ospita la collezione di Gaetano Bonelli non si possono, poi, non notare le varie cornici attaccate alle pareti che conservano altri documenti e all’interno delle quali ci sono il manifesto delle prime elezioni che si sono tenute a Napoli nel 1861 o anche l’albero genealogico del Regno delle Due Sicilie.

Una raccolta che è come un patrimonio della città

La collezione di Gaetano Bonelli, quindi, può essere considerata come l’insieme di pezzi di un puzzle che, messi insieme, delineano i caratteri di Napoli e, in qualche modo, dei suoi abitanti.

Questa raccolta, unica nel suo genere, rientra a tutti gli effetti nel patrimonio della città e le istituzioni probabilmente dovrebbero darle maggiore rilievo, aumentando magari lo spazio espositivo e avviando un’attività di promozione, inserendo la collezione Bonelli nei principali circuiti turistici.
Ed è proprio Gaetano Bonelli a sottolineare il valore e l’importanza degli oggetti raccolti in tutti questi anni:

«I pezzi della collezione sono patrimonio della città tutta, e se è vero, come è vero, che Napoli è patrimonio dell’umanità, allora questi oggetti sono patrimonio dell’umanità.»

E noi siamo assolutamente d’accordo con lui.

Un pensiero riguardo “Gaetano Bonelli: la collezione che racconta Napoli

  • 14 Giugno 2020 in 10:36
    Permalink

    Vivo Napoli da Lucca, il suo respiro mi arriva filtrato, ma verace. La sua storia di ieri e di oggi mi appassiona come la storia di una madre che nulla chiede e che tutto dà.

    Risposta

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