La storia di Alfonso, in viaggio per il mondo per regalare magliette del Napoli ai bambini

Ha iniziato con il regalare i propri vestiti della SSC Napoli ad alcuni bambini incontrati durante i suoi viaggi, per poi farne una vera e propria iniziativa: Alfonso, tifoso sfegatato della squadra partenopea, regala una maglietta del Napoli ai bambini che incontra in cambio di un un sorriso.

Il calcio e i viaggi possono avere qualcosa in comune? Di sicuro ce l’hanno per Alfonso, un ragazzo napoletano che si è trasferito a Barcellona nel 2011, dove lavora come tecnico informatico. Una delle sue più grandi passioni è il calcio e più nello specifico il Napoli. Il suo amore per la squadra partenopea – iniziato quando aveva 4 anni grazie all’aver ricevuto in regalo un pallone – e la voglia di viaggiare e di scoprire il mondo, l’hanno portato a mettere su un’iniziativa molto curiosa: regalare una maglietta del Napoli (o, meglio, magliette col simbolo della squadra) ai bambini che incontra durante i suoi viaggi.

Un chiarimento
L’iniziativa di Alfonso non fa parte di nessuna campagna di comunicazione del Napoli e non ha legami con la società sportiva; è semplicemente un modo per trasmettere l’amore verso questa squadra.

Abbiamo contattato Alfonso via Skype per farci raccontare come è nata questa idea, in cosa consiste, e qual è il suo legame con la città natale.

Nella nostra chiacchierata abbiamo avuto modo di approfondire diversi aspetti.

Regalare magliette del Napoli ai bambini che si incontrano durante i viaggi: com’è nata l’idea?

«L’idea è nata per caso – ci ha raccontato Alfonso – perché trovandomi in viaggio mi capitava sempre di incontrare ragazzi che avevano magliette di svariate squadre di calcio. Ovviamente nessuno aveva quelle del Napoli e quindi mi dispiaceva un po’, e dopo aver regalato un paio di magliette e di pantaloncini miei, per evitare di trovarmi ogni volta senza magliette, ho deciso di stamparle e di partire quindi già munito, in modo da distribuirle in giro.»

Per documentare i suoi viaggi, Alfonso ha anche attivato un account Instagram, @1926_nel_mondo, dove è possibile vedere le foto con i bambini che indossano le maglie del Napoli che regala.

1926 nel mondo Alfonso Maglietta del Napoli
Profilo Instagram di @1926_nel_mondo

Abbiamo posto ad Alfonso diverse domande sulla sua iniziativa.

Hai viaggiato molto: quali sono i paesi che hai visitato, Alfonso?

«Sono stato in Colombia, a New York e a Cuba, mentre nel sud-est asiatico sono stato in Cina, in Thailandia, in Indonesia, in Malesia, nelle Filippine, a Singapore… Sono stato anche in Europa, ma fondamentalmente quando mi muovo in Europa non regalo maglie e non lo faccio per una semplice ragione: le mie magliette le regalo in genere a bambini che si trovano in situazioni un po’ più complicate e alla fine in Europa situazioni così gravi non ce ne sono, o, almeno, non è una cosa così diffusa come nel sud-est asiatico o in Sud America.»

L’elemento che accomuna i tuoi viaggi sembra essere, salvo alcune eccezioni, la povertà delle popolazioni o di una parte di quei Paesi…

«Sì, è una scelta, perché mi emoziona molto di più stare in realtà del genere, a contatto con persone del genere, che andare a vedere una città che può sembrare una città europea, perché non mi affascina molto la parte capitalista del mondo

Maglietta del Napoli
Alfonso e la squadra di calcio a Bogotà

C’è un aneddoto che ricordi con particolare piacere?

«Uno degli aneddoti al quale sono più affezionato è quando prima di andare in Colombia stavo cercando se lì c’era qualche Napoli Club, perché viaggiando sempre a settembre capita che ci sono un paio di partite del Napoli da vedere e quindi mi stavo informando su dove poterle vedere. Cercando su Google viene fuori questa squadra di calcio che si chiama Societad Fútbol Club Napoli: ho visto la loro pagina Facebook e c’erano tutti i bambini con le magliette azzurre. Allora li ho contattati per sapere perché si chiamavano “Napoli” e l’allenatore mi ha risposto che loro avevano deciso di chiamare così la squadra perché vedevano il Napoli calcio come un obiettivo da raggiungere e vedevano Napoli e il Napoli come una serie di valori secondo i quali volevano far crescere i loro bambini.

regalare maglietta del Napoli storia di Alfonso
Fonte: pagina Instagram 1926_nel_mondo

Ho quasi pianto quando ho letto la risposta e quindi ho detto: “devo venire lì a trovarvi assolutamente!“. Loro si trovano nella periferia di Bogotà e, non essendo una bella zona, organizzano allenamenti per togliere i bambini dalla strada. Prima di partire, oltre alle solite magliettine che porto, ho racimolato un po’ di cose mie e sono andato a comprare una maglietta originale del calcio Napoli per omaggiare questa squadra. E, quindi, mi sono presentato sul campo una domenica mattina aspettando che finisse l’allenamento. Poi gli allenatori hanno fatto sedere tutti i bambini e mi hanno presentato.

Maglietta del Napoli
L’incontro di Alfonso con la squadra di calcio di Bogotà.

Sono arrivato con addosso la felpa del Napoli, il mio zainetto del Napoli e una busta ufficiale del calcio Napoli piena di roba. Quindi quando mi hanno visto arrivare pensavano che in qualche modo facessi parte della squadra e c’erano due bambini che parlavano tra di loro e uno ha detto all’altro: “mi ricordo soltanto di Hamsik e di Callejon, questo non so chi è“. Erano convinti che giocassi nel Napoli e infatti dopo si sono fatti anche autografare le magliette e mi hanno regalato lo loro divisa. Sono impazziti quando gli ho regalato la maglietta ufficiale! È stata veramente una bellissima mattinata e se non era per la squadra del Napoli che in qualche modo ci unisce non sarebbe mai successo.

regalare magliette del Napoli storia di Alfonso
Fonte: pagina Instagram 1926_nel_mondo

Finito l’incontro, i bambini stavano andando via sui pullman ma a un certo punto si è avvicinata una signora anziana e mi ha chiesto di farmi una foto con quello che credo fosse suo nipote e io ovviamente ho accettato volentieri. Ci siamo messi vicini e ci siamo fatti la foto, quando praticamente tutti gli altri bambini (circa un centinaio), vedendo che facevo la foto con questo ragazzino, sono scesi tutti dal pullman.»

Ma qual è il motivo che ti spinge a regalare queste maglie?

«Questa idea è più uno sfizio mio che un qualcosa di serio. Lo faccio per me, lo faccio perché ogni volta che regalo la maglietta a un bambino dietro c’è sempre un momento divertente, c’è sempre la partita di pallone, c’è sempre un attimo di condivisione e credo che la condivisione sia un fatto meraviglioso.
E, soprattutto, andare in certi posti, in certe realtà, e riuscire con una magliettina di cotone a ricevere in cambio un sorriso o un momento di felicità di un bambino è una cosa fantastica e quindi penso che continuerò a farlo.

Maglietta del Napoli
Alfonso con Josè, un bambino di Uribia in Colombia.

È una cosa che faccio per me, che mi fa stare bene, mi fa contento e fa contenti un po’ anche i bambini. Pensa che il papà di un bambino che vive in Malesia mi scrive su Facebook, mi manda le foto di questo bambino che non leva mai questa maglietta, l’ha praticamente distrutta perché se la mette quasi tutti i giorni e non se la vuole togliere e non posso che essere felice.
Quindi il senso di questa cosa che faccio sta nel regalare felicità a loro ma anche a me, perché mi fanno felice come un bambino.»

Uno scambio equo insomma…

«Esattamente, una maglietta per un sorriso.»

Dal Napoli calcio alla Napoli città: il legame tra le due cose per Alfonso

Da un amore così profondo per la squadra del Napoli e dopo aver conosciuto i dettagli della sua iniziativa, non potevamo non chiedere ad Alfonso quale fosse il suo più profondo legame con la città partenopea in cui è nato.

Pur vivendo in Catalogna da molti anni, oltre a essere innamorato del Napoli calcio, è rimasto in te un legame importante con la tua città di origine?

«Napoli non è una città normale. Napoli è un qualcosa che ti cambia, che ti forma, sono sicuro del fatto che se sono come sono oggi lo devo al fatto che sono nato a Napoli. Probabilmente se fossi nato a Berlino, in Svizzera o in altri posti del mondo non sarebbe stato uguale.

È una cosa che fa parte di me, quindi non c’è modo di cambiarla o di affievolirla o di eliminarla dalla mia vita: è assolutamente impossibile. Ho il Golfo di Napoli tatuato su una gamba e l’anno di fondazione della squadra [1926] sul polso; per me essere napoletano è uguale al mio chiamarmi Alfonso; oltretutto sono orgogliosissimo e mi sento fortunato di essere nato a Napoli perché secondo me non è una città banale, non è una città comune.

Alfonso Instagram 1926_nel_mondo
Fonte: pagina Instagram 1926_nel_mondo

Anzi quando mi chiedono di Napoli i miei colleghi o le persone che incontro dico sempre: se ti dicessi che è la città più bella del mondo tu direstieh, vabbè, perché sei di là!” e quindi rispondo sempre che è una città unica al mondo perché alla fine una città come Napoli non lo trovi da nessuna parte. Ho girato un bel po’, continuo a girare perché mi piace viaggiare, e quello che trovi è un po’ di Napoli in ogni città, però una città come Napoli penso che sia difficile da immaginare pure, perché è molto particolare, ha molti aspetti contraddittori. Siamo secondo me fortissimi, nel bene e nel male, facciamo le cose fatte bene, sia nel bene che nel male.»

Un giorno tornerai a vivere a Napoli?

«Ci penso spesso ma ti dico che al momento, sinceramente, non mi fa piacere tornare ad avere a che fare con i personaggi che ci sono e [questo discorso] non riguarda solo Napoli ma tutta l’Italia, soprattutto con la piega che ha preso ultimamente la nazione, e oltretutto l’Italia è un paese che non ti riesce a dare a mio avviso la stessa qualità di vita che riesci ad avere altrove, perché sappiamo come funzionano le cose. Qui [a Barcellona] mi posso permettere le cose che a Napoli o in Italia non mi potrei permettere. Ci sono tante piccole cose che ti rendono la vita un tantino più leggera e meno stressante. Poi, certo, mi auguro di poter tornare a casa mia un giorno e poter vivere tranquillamente come faccio qua a Barcellona: sarebbe un sogno!»

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