La lunga notte di Nola: la Festa dei Gigli in onore di San Paolino

La Festa dei Gigli di Nola è una tradizione secolare che a giugno vede sfilare a tempo di musica un monumento artigianale allungato verso il cielo.

Salve, o Nola, gentile e fedele; Paolino benigno sorride su di te distendendo lo sguardo di bontà, di dolcezza e di amore”: comincia così l’inno della città di Nola, una musica, dei versi che si sentono risuonare spesso durante tutto l’anno, ma che raggiungono a giugno il loro culmine, durante la Festa dei Gigli, nel mese della ballata in onore a San Paolino.

I Gigli di Nola: tra tradizione e cenni storici

Non si può iniziare a raccontare della Festa dei Gigli se non si fa almeno qualche accenno a San Paolino, patrono (insieme a San Felice) della cittadina campana a cui la kermesse delle macchine da spalla è dedicata.

Nato a Bordeaux nel 355 d.C., Ponzio Meropio Anicio Paolino discendeva da una famiglia patrizia romana, era quindi avviato agli studi e alla carriera retorica e senatoriale ed è proprio grazie alla sua carriera politica che Paolino si avvicina a Nola dalla quale si allontanerà solo quando l’Imperatore Massimo lo costringerà a scappare. Nel 389 d.C. sposa Therasya che l’anno dopo partorisce un bambino, chiamato Celso, che muore dopo appena otto giorni. Così, nel 393 d.C., Paolino abbandona la vita mondana abbracciando quella monastica. Dopo un periodo di allontanamento da Nola, nel 395 Paolino (insieme a Therasya, ormai suora) ritorna in città e nel 409 d.C. viene eletto vescovo.

L’arrivo dei Goti in Italia e il ritorno di San Paolino a Nola

Quelli sono anni turbolenti per l’Italia; i Goti entrano a Roma e la saccheggiano, medesima sorte che tocca anche a Nola, completamente devastata, con molti cittadini fatti prigionieri. È a questo punto che la storia e la tradizione tramandata di padre in figlio dai cittadini nolani si fondono. Il vescovo Paolino vendette tutti i suoi beni, anche quelli della Chiesa, per riscattare i suoi concittadini e quando non ebbe più soldi, decise di offrire se stesso per riscattare il figlio di una vedova.
Anni dopo, una volta rilasciato, Paolino torna nella sua città e viene accolto dai fedeli con dei gigli (come racconta Papa Gregorio Magno in uno dei suoi trascritti, il primo rinvenuto sui fatti e risalente almeno ad un secolo dopo), i fiori che poi sono diventati nel corso dei secoli degli obelischi di legno rivestiti di carta pesta e portati in spalla dai “cullatori” per le strade della città nella prima domenica successiva il 22 giugno, giorno delle celebrazioni per il Santo.

La Festa dei Gigli: il patrimonio turistico ed economico della città

Ma cosa sono i Gigli di Nola? La macchina a spalla (che nel 2013 grazie al lavoro congiunto dell’allora amministrazione comunale insieme a quelle di Viterbo, Palmi e Sassari – per le rispettive feste dei Ceri di Santa Rosa, La Varia di Palmi e La Faradda di li canderi – è stata riconosciuta dall’UNESCO patrimonio immateriale dell’umanità) è un obelisco di legno che si sviluppa in altezza per 25 metri per una base cubica di circa 3 metri per lato.

Per tradizione i Gigli sono 8 e rappresentano le corporazioni lavorative presenti sul territorio nell’epoca paoliniana; a questi 8 giganti si aggiunge la barca, obelisco più basso e vero simbolo della festa perché raffigura appunto l’imbarcazione che riportò Paolino a Nola.

Festa Gigli Nola Barca. Foto di Anna Peluso
Barca che sfila in piazza Duomo. Foto di Anna Peluso

Tutti i Gigli nella settimana antecedente la ballata per le vie del centro storico cittadino sono rivestiti di carta pesta e ogni anno il “vestito” del Giglio cambia a seconda delle scelte e dei progetti pensati e sviluppati durante tutto l’arco dell’anno dai maestri di festa, insieme alle botteghe d’arte locali ormai specializzate nel settore.

Non finisce qui però. Una volta rivestiti, i Gigli sono lasciati in esposizione per le piazze del paese per una settimana circa, poi il sabato prima della festa, ovvero il “sabato dei comitati” (quando cioè i comitati festa degli 8 Gigli sfilano per il centro storico in segno di saluto e augurio verso tutti i maestri di festa e l’intera cittadinanza) i tecnici lavorano sulle strutture, ne smontano la base del rivestimento per lasciare lo spazio agli strumenti musicali e ai cantanti e musicisti che l’indomani dovranno prendere posto, perché un Giglio non può ballare senza musica. Ogni maestro di festa, quindi, una volta ottenuta l’assegnazione del Giglio lavora con un gruppo di musicisti e cantanti per comporre musiche e parole che serviranno a far girare e ballare il Giglio la domenica della festa.
Artigiani, architetti, designer, musicisti, sono solo alcune delle figure coinvolte durante tutto l’arco dell’anno nello sviluppo della Festa dei Gigli che, insieme al sempre più alto numero di turisti che attrae da ogni parte d’Italia e del mondo (soprattutto dagli USA), è diventata nel corso degli anni la più importante attività (non senza critiche e casi di mal gestione da parte delle varie amministrazioni comunali e dell’ente festa) della cittadina, creando un indotto turistico non indifferente. Un ruolo centrale per la promozione della festa e di conseguenza della città l’ha avuta nel corso degli anni la Fondazione Festa dei Gigli, che, come riportato sul  sito ufficiale, «valorizza e promuove la conoscenza della Festa dei Gigli in ambito nazionale ed internazionale grazie al supporto di artisti, studiosi, fotografi, storici della Festa. La Fondazione tutela la Festa, in ogni sede, come patrimonio antropologico, culturale, artistico e religioso, originario ed originale della Città di Nola».

Il giugno nolano nell’attesa della lunga e magica notte

Proprio sfruttando le potenzialità che la Festa dei Gigli regala alla città di Nola è nato il così detto “giugno nolano”. La sera del 31 di maggio in città si festeggia il “capodanno nolano“; giovani e meno giovani si ritrovano in piazza Duomo, in attesa della mezzanotte che arriva scandita dalle note e parole dell’inno dedicato al Santo.

Per i nolani giunge così il mese più bello, il mese magico, quello della lunga notte. E in effetti a giugno Nola sembra risvegliarsi dal letargo invernale. È durante questo mese, infatti, che la città sfoggia il suo potenziale, con eventi che coinvolgono tutti, dai grandi ai più piccoli: dal corteo storico degli Orsini (famiglia nobile che ha governato il territorio fin dal 1200) alla sfilate delle auto d’epoca, e poi mostre incentrate sulla carta pesta e i lavori delle botteghe d’arte, percorsi e visite guidate per i luoghi storici della città, concerti, ma anche sport e sagre.

Gigli nola
Particolare del Giglio dell’Ortolano del 2018. Foto di Anna Peluso

Come si diceva, giugno è periodo magico per Nola, si respira un’aria diversa, ma tutto si vive sempre in attesa dei Gigli, dall’alzata della “borda” ovvero del tronco principale che sorregge l’intera struttura lignea e attorno al quale viene costruita l’intera macchina, fino alla vestizione in carta pesta.

Ogni passo, però, ha il suo momento: una volta costruiti i Gigli, generalmente nel weekend prima della sfilata, si svolge la così detta “ballata dei Gigli spogliati”. I cullatori, cioè, trasportano – sempre accompagnati dalla musica – i Gigli, ancora senza rivestimento, dal punto dove la struttura è stata costruita ad una delle piazze o piazzette che ospiteranno la macchina e i maestri di festa che nel corso della settimana organizzeranno, ognuno davanti al proprio giglio, serate di intrattenimento. Seguendo questa scansione temporale si arriva al 22 giugno, il giorno dedicato al Santo. In questa occasione il busto argenteo di Paolino viene portato in processione, sempre in spalla, per le vie del centro storico, seguito oltre che dai gruppi ecclesiali, dalle bandiere che rappresentano le corporazioni e dai comitati festa che fanno parte di queste.

L’altro evento importante che precede la ballata domenicale è quello dei comitati. È un sabato di fuoco per i nolani, perché a partire dalle prime ore pomeridiane e fino a notte inoltrata i comitati sfilano per la città, accompagnati dalle musiche scritte per l’occasione e che quindi ogni anno cambiano.

Il tempo sembra passare lentamente, eppure si arriva in fretta alla domenica della festa; si comincia alle 7 del mattino con la messa in Duomo per i cullatori, poi l’appuntamento per questi è di ritrovarsi dinanzi al proprio Giglio in attesa della frase magica: “ca sicond s’aiz” (“con la seconda si alza”, ndr).

“ ’A fest nasc quand more ”: cronaca della notte nolana

Gigli nola
Inizio della processione del Busto di San Paolino per la benedizione dei Gigli. Foto di Anna Peluso

Si è solo accennato fino ad ora ai cullatori, ma loro sono il vero cuore pulsante della kermesse, perché senza di essi i Gigli non potrebbero ballare. La domenica della Festa ci pensano le paranze di cullatori (nome che deriva dall’oscillazione del giglio quando viene preso in spalla e che somiglia all’atto del cullare) a trasportare i Gigli e la Barca dalle piazzette del centro storico a piazza Duomo. Si comincia presto, l’appuntamento sotto al Giglio è solitamente quello delle 8 del mattino: si prova la musica, in particolare quella dell’alzata, si comincia a festeggiare, con il comitato festa che dà il la per incitare i cullatori. Poi dal microfono si sente il capo paranza – figura importante per il trasporto della macchina da festa, in quanto posizionandosi alla base del Giglio, di fronte alla paranza, riesce a determinate gli spostamenti giusti da far fare ai cullatori in modo che il Giglio cammini nella maniera più equilibrata possibile – che chiama a raccolta i suoi. Stiamo parlando di centinaia di uomini per ogni singolo Giglio, che si danno il cambio nel trasporto dell’obelisco.

La frase è detta, la musica parte, la festa è ufficialmente iniziata. Non c’è nelle fasi mattutine della ballata un ordine da seguire, ogni Giglio è libero di entrare in piazza quando vuole ed eventualmente con la coreografia/spettacolo che vuole regalare al pubblico. L’unica regola da rispettare è quella di ritrovarsi in piazza Duomo entro le 13, momento in cui il busto del Santo esce in processione per la piazza e il Vescovo benedice i Gigli: è questo il momento prettamente più sacro della festa, quello, sicuramente, più toccante.

Dieci, dodici, quindicimila anime, che insieme intonano l’inno a San Paolino e aspettano il suo passaggio in piazza con sacrale attenzione, nonostante il caldo asfissiante di una domenica di fine giugno.

La prima fase è finita si ritorna a casa per una pranzo veloce e un riposino (per chi può!).

La lunga notte della ballata dei Gigli

festa dei gigli nola
Giglio che sfila durante la notte. Foto di Anna Peluso

L’orologio suona le 4 del pomeriggio e il primo Giglio si prepara a lasciare la piazza per la ballata notturna. Inizia la seconda fase della festa, quella della lunga notte. Da questo momento in poi, i Gigli seguono un ordine ben preciso; ad iniziare per primo il percorso per le stradine, a volte molto strette, del centro storico è l’Ortolano a cui seguono poi Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Barca, Beccaio, Calzolaio, Fabbro e Sarto. I Gigli sono per le strade della città, la musica suona forte, i capi paranza decidono come dividere gli instancabili cullatori tra “barre e barrette” (in napoletano “varre e varritielli”) ovvero le assi, fisse le prime e mobili le seconde, che si trovano alla base della macchina da festa e che sono predisposte per il trasposto della stessa. È notte fonda quando i primi Gigli portano a termine il percorso e rientrano in piazza, dopo aver attraversato vicoletti talmente stretti che il gioco tra le paranze sta tutto nel far oscillare il meno possibile la punta del giglio in modo dal non farlo “tozzare” (cioè urtare) sulle tegole dei tetti.

È lunedì mattina inoltrata, gli ultimi Gigli arrivano in piazza, la tradizione vuole che il Sarto sia lasciato all’imbocco della piazza, perché tocca alle donne fare almeno un’alzata. L’ultimo obelisco viene posato, la festa è finita ma in realtà è già rinata, nella mezzanotte tra la domenica e il lunedì in Comune viene, infatti, letta la lista degli assegnatari dell’anno successivo, dando vita a quel circolo che dura da almeno 1500 anni e che si ripete ogni anno, all’infinito.

A Nola la Festa non muore mai, c’è un amore viscerale, una passione non facilmente descrivibile che unisce i nolani alla Festa dei Gigli tanto che spesso qui si dice che si vive in attesa di essa.

Come una bella donna, la Festa si fa attendere per un anno intero, ma arriva puntuale a giugno e se ne va via per i giglianti sempre troppo presto.

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