Tortani, dispensatrici, tradizione e devozione: gli elementi fondamentali della Festa della Madonna della Grazie

Una antica tradizione che ruota attorno a tortani e dispensatrici: è la Festa della Madonna delle Grazie di Castelvetere sul Calore (o Festa del 28 aprile).

A Castelvetere sul Calore, un piccolo paese nella provincia di Avellino, c’è una data che per tutti i suoi abitanti ha un’enorme importanza: il 28 aprile. È infatti questa la data di una delle feste che i castelveteresi attendono con più emozione e che con dedizione portano avanti da secoli. Si tratta della Festa della Madonna delle Grazie.

Di feste mariane ce ne sono molte, in diversi paesi e città d’Italia, e si potrebbe pensare che questa è solo una fra le tante; la Festa del 28 aprile o Festa della Madonna delle Grazie di Castelvetere sul Calore, invece, ha delle peculiarità che fanno sì che si distingua, risultando in qualche modo unica. La Festa si tiene  infatti nel giorno del 28 aprile ma la sua preparazione richiede settimane e la partecipazione di buona parte degli abitanti. Durante il giorno della Festa, a seguito di un rito religioso, alcune bambine tra gli 8 e i 12 anni – chiamate “dispensatrici” o, nel dialetto locale, “spunziatrici” – , indossando vestiti sui quali viene cucito dell’oro, sfilano lungo le stradine del paese per consegnare a tutte le famiglie taralli di pane, che qui vengono chiamati tortani. È proprio attorno ai tortani che ruota tutta la tradizione di questa Festa e la sua preparazione.

Dispensatrici Festa della Madonna delle Grazie di Castelvetere sul Calore
Le “spunziatrici” che dispensano il pane per le case del paese (28 aprile 2019)

Iniziamo, perciò, col raccontare perché venga preparato e dispensato casa per casa questo pane.

Origine della Festa della Madonna delle Grazie di Castelvetere sul Calore

Come spesso accade per le tradizioni mantenute e ripetute nel tempo, anche per questa Festa l’aspetto storico finisce col mischiarsi con quello del racconto e l’aspetto religioso con quello folkloristico, più legato a una sorta di rituale tramandato da madre e padre in figli.

La Festa è comunque molto antica e nasce da una storia che, appunto, si tramanda da secoli e che inizia col racconto di quando e perché sia stata costruita una Chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie a Castelvetere sul Calore.

Storia del santuario dedicato a Maria Santissima delle Grazie

Livio Nargi - Festa della Madonna delle Grazie
Livio Nargi, poeta e scrittore mariano

Abbiamo chiesto a Livio Nargi, poeta e scrittore mariano novantaquattrenne di Castelvetere sul Calore, di raccontarci questa storia: «Si ricorda che prima del 1000, apparve la Madonna delle Grazie a una vecchietta del paese, alla quale disse di andare dal curato per chiedere di far costruire una chiesa a Lei dedicata. La vecchietta si recò dal curato ma egli non ebbe la sensibilità di ascoltare le parole della donna. La Madonna si presentò di nuovo in visione alla vecchietta, che a sua volta ritornò dal curato e gli disse: “dove troveremo la neve, lì dovremo costruire una cappella”». Se in un primo momento curato, autorità e popolo non le credettero, ritenendola pazza, a questa seconda affermazione iniziarono invece a cercare per le vie del paese, fino a quando trovarono della neve in una piccola piazza che si trovava ai piedi del Castello. Lì fu allora eretta una Chiesa, considerando l’evento un fatto miracoloso, anche perché della vecchietta non ci fu più traccia e si ritenne che potesse essere la Madonna stessa.

Si narra che il giorno in cui la neve è stata trovata in quella piazzetta fosse il 28 aprile, motivo per il quale la Festa di Castelvetere sul Calore si tiene proprio in quel giorno.

Quanto alle indicazioni temporali del racconto di questa Chiesa, detta anche “tempietto del miracolo“, queste sembrano trovare riscontro anche in dati storici. Secondo Livio Nargi, infatti, l’indicazione «è riportata dagli studi di Gabriele Maria Roschini, uno dei più importanti studiosi mariani, fondatore del Marianum (istituto pontificio di teologia), il quale afferma nei suoi lavori che il santuario di Castelvetere è antecedente all’anno 1000».

Va menzionato che nel 1992 questa Chiesa è stata proclamata santuario diocesano dedicato a Maria Santissima delle Grazie e che di recente una parte di essa è stata oggetto di un’opera di restauro che ne ha riportato in luce alcuni degli aspetti originali.

Perché durante la Festa del 28 aprile di Castelvetere sul Calore si dispensano i tortani

La storia di come e perché sia stata costruita una Chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie a Castelvetere sul Calore somiglia, in fondo, a quella che si racconta in tanti altri paesi – si pensi ad esempio, restando in Irpinia, alla narrazione sul Santuario di Maria Santissima della Neve di Calabritto –, ma ciò che segna una netta differenza è, come si diceva in apertura, la Festa che ne è nata successivamente e che trae origine dai tortani.

La panificazione – e di conseguenza la Festa – è nata a seguito della donazione, da parte di un’anziana signora devota alla Madonna, di un appezzamento di terreno nel quale era coltivato del grano che desiderava fosse utilizzato per fare del pane da donare ai poveri. Ecco, quindi, che gli abitanti del paese hanno iniziato la tradizione dei tortani, dispensati nel giorno del 28 aprile.

I tortani della Festa della Madonna delle Grazie
I tortani nella Chiesa di San Lorenzo.

Con l’andare degli anni, però, più che affidarsi al grano coltivato in quell’appezzamento di terreno donato, la farina necessaria per la panificazione – o, eventualmente, del denaro per comprarla – è stata chiesta in donazione agli abitanti stessi. Alcune anziane donne dal paese ci hanno riportato, inoltre, dei racconti e ricordi delle proprie nonne, secondo le quali in certi periodi di difficoltà economica, quando il grano era particolarmente scarseggiante, è stata utilizzata per fare i tortani anche una farina ricavata dalle fave.

Ci si potrebbe chiedere come mai sia stato scelto di fare proprio dei tortani e non altre tipologie di pane, ma la risposta è molto semplice: è stata una scelta spinta dalla necessità di conservazione. Essendo i tortani dei taralli di pane duro, tostato, è possibile infatti conservarli per diverse settimane e quello della conservazione era un aspetto di primaria importanza nel passato.

Le fasi della festa castelveterese dedicata alla Madonna delle Grazie

Già la panificazione di per sé e la raccolta della farina o del denaro utile ad acquistarla fanno immaginare come la Festa del 28 aprile a Castelvetere sul Calore non si esaurisca in un solo giorno ma sia, piuttosto, una festa i cui preparativi devono necessariamente cominciare tempo prima, richiedendo la collaborazione e l’impegno degli abitanti.

I preparativi della Festa, difatti, durano varie settimane, e vi raccontiamo di seguito quali ne sono le principali fasi attuali.

La raccolta della legna

Tutto ha inizio con la raccolta della legna in montagna, una ventina di giorni prima della Festa. La legna servirà per accendere il forno che si trova nel centro del paese e che viene utilizzato unicamente per cuocere i tortani.

A questa raccolta partecipano grandi e bambini e ognuno si dedica ad uno specifico compito. Ci sono uomini armati di seghe ed accette per tagliare i rami; ci sono donne e bambini che raccolgono i “taccheri”, ovvero piccoli pezzi di legna, per legarli a formare delle fascine; e, ancora, c’è chi carica le fascine su diversi mezzi di trasporto, per poi portarle fino al forno del paese. A controllare il tutto ci sono i cosiddetti “masti ‘e festa“, figure essenziali per l’organizzazione della Festa.

raccolta della legna per la festa della Madonna delle Grazie
Raccolta della legna per la festa della Madonna delle Grazie (foto del 16 marzo 2019).

Proprio a uno dei “masti ‘e festa“, Gianluca Follo, abbiamo chiesto qualche informazione in più su questa attività. «Una parte della legna raccolta verrà utilizzata per la panificazione di quest’anno», ci spiega Gianluca, «mentre un’altra parte sarà lasciata a seccare per il prossimo anno perché per poter riscaldare il forno servono sia “taccheri” secchi che verdi. Servono all’incirca 200/250 fascine di “taccheri” verdi all’anno e 100/150 di secchi. La quantità di fascine viene calcolata in base a quanti forni devono essere accesi: di solito ne servono 3/4 ogni giorno per la cottura dei tortani». 

Si può allora facilmente immaginare quanto tempo e quale sforzo fisico richiedano questa attività, specie quando i partecipanti sono pochi, ma quello della raccolta della legna non è solo un momento di fatica, quanto anche di collaborazione e di convivialità. Non a caso si conclude con una sorta di grande picnic nella natura stessa, al quale prendono parte tutti quanti hanno partecipato alla raccolta. Grandi tovaglie vengono distese sul prato e, come in una grande famiglia, si condivide il cibo che ognuno ha preparato. Tutti sono estremamente ospitali e anche se non ti conoscono, ti vedono per la prima volta proprio alla raccolta della legna, ti offrono di tutto: dagli antipasti con salumi della zona ai piatti di pasta e ai secondi di tutti i tipi, per arrivare ai dolci e all’immancabile vino.

raccolta della legna per la festa del 28 aprile
Il momento di convivialità che segue la raccolta della legna per la festa del 28 aprile (foto del 16 marzo 2019).

Si dà così inizio al periodo di festa.

Al termine di questo pranzo all’aperto si va in paese, dove una catena umana prende le fascine dai mezzi di trasporto per portarle all’interno della struttura in cui si trova il forno: i taccheri vengono passati di mano in mano dalle persone disposte l’una accanto all’altra fino ad arrivare all’interno dell’edificio, dove vengono accatastati in un angolo. È in questo momento che viene anche acceso il primo fuoco per pulire il forno, non utilizzato dall’anno precedente.

La panificazione: come nascono i tortani della Madonna delle Grazie

Un’altra caratteristica dell’organizzazione dell’evento sta nel fatto che l’impasto dei tortani viene preparato dalle donne di Castelvetere sul Calore. Una ricetta semplice (farina, acqua, sale e lievito) che però richiede tantissimo lavoro, anche e soprattutto per il considerevole numero di tortani che devono essere preparati per la Festa.

La panificazione in buona sostanza è portata avanti solo da donne. Tutte hanno dei compiti più o meno stabiliti e si muovono nello spazio del forno come un solo perfetto ingranaggio. Questo di certo non vuol dire che regni un’assoluta armonia tra tutte: qualche discussione, com’è normale, non manca mai, così come non è detto che i ruoli siano accettati e condivisi facilmente da tutte. In ogni caso, però, si riesce a superare ogni cosa, compresa la fatica e l’impegno che la panificazione stessa richiedono, per portare a termine nel migliore dei modi i diversi compiti per la realizzazione dei tortani.

Il processo di panificazione inizia un paio di settimane prima del 28 aprile. Una sera, intorno alle h.22.00, le donne del paese si riuniscono al forno e, dopo una preghiera, cominciano a impastare. Questa attività verrà svolta tutte le sere per le successive settimane.

Carmelo Festa della Madonna delle Grazie
Carmelo, al momento l’unico bambino che partecipa alla panificazione dei tortani.

Un’anziana, assieme a due più giovani donne, comincia a impastare per circa quindici minuti, prima di dare il cambio ad un altro gruppo di tre. Le mani, chiuse in pugni, fanno pressione sull’impasto bianco che si trova all’interno di madie e questo lavoro viene portato avanti complessivamente almeno per un’ora. Fare l’impasto è un’attività tutt’altro che leggera e alcuni – tra cui Carmelo, unico bambino che al momento partecipa alla pianificazione – ci dicono infatti che, soprattutto all’inizio, si prova un po’ di dolore alle nocche delle mani, sia per lo sforzo che per la presenza del sale.

Quando è pronto, l’impasto viene tagliato in grandi pezzi e passato alle donne e alle bambine che sono sedute ad un tavolo lì accanto per formare delle pagnotte, che vengono riposte in quelle che qui si chiamano “martore” (in italiano ‘madie’, casse di legno); ricoperte con dei panni, le pagnotte vengono lasciate “a crescere” – ovvero, a lievitare – per un’intera notte.

Forno festa Madonna delle Grazie 28 Aprile Castelvetere sul Calore
Maria, l’anziana signora che ogni giorno apre il forno e accende il primo fuoco.

Il mattino dopo ogni panificazione, intorno alle h. 4.30, una vecchietta, con l’aiuto di qualche donna più giovane, si reca al forno del paese per accendere il fuoco e preparare i mattoni alla cottura.
In una delle tante mattine abbiamo incontrato Maria, un’anziana signora che tutti i giorni di preparazione dei tortani arriva al forno del paese per accendere il fuoco, in attesa che le altre donne giungano per dare forma ai tortani e poi cuocerli. Maria, come tante altre donne del paese, è fortemente legata alla tradizione di questa Festa e vi partecipa attivamente da quando era bambina:

«Io vengo tutti gli anni, sempre, da quando ero piccolina, da quando avevo dieci/dodici anni. Venivo a impastare e prima si impastava alle due del mattino! Quelli che noi chiamiamo i “masti ‘e festa” ci venivano a chiamare nel letto!»

Festa della Madonna delle grazie donne tortani
Donne che lavorano i tortani attorno al tavolo del forno.

Via via che la luce del Sole illumina le strade del paese arrivano al forno le donne che cominciano a lavorare le pagnotte, sedute attorno ad un grande tavolo. Si comincia col tagliarle in tanti pezzetti, che vengono pesati uno ad uno per fare in modo che abbiano tutti lo stesso peso. A questi pezzi viene poi data la forma del tortano. Sono soprattutto le bambine – e, in special modo, quelle che parteciperanno come dispensatrici il giorno della Festa – a prendere con delicatezza i tortani dal tavolo e riporli su delle assi di legno.

Rita Giuliani, festa della madonna delle grazie
Rita Giuliani, l’unica donna tra i “masti ‘e festa”.

Quando il fuoco raggiunge la giusta temperatura, i tortani vengono infornati e, come ci spiega Rita Giuliani – unica donna al momento tra i “masti ‘e festa” castelveteresi –, una volta pronto il forno, il tempo di cottura per la prima infornata è di circa 20 minuti e aumenta di circa 10 minuti per il secondo e altri 10 per il terzo (va considerato che vengono preparati tre forni al giorno perché, appunto, per ogni forno preparato possono essere fatte al massimo tre infornate).
Rita ci spiega anche che «davanti allo sportellino del forno viene messo il cosiddetto “focarone“. Questo serve a non far abbassare la temperatura del forno durante la cottura e tra una infornata e l’altra e serve anche a “far calare la rosa“, ovvero a far prendere colore ai tortani. In ogni infornata vengono cotti tra i 300 e i 360 tortani e in totale ne vengono fatti all’incirca 50.000 (il numero varia però in base all’anno: questa è, ad esempio, la quantità da considerare quando la festa cade di sabato o domenica.»

Una volta cotti, i tortani sono sistemati in delle ceste, che giovani ragazze portano fino alla Chiesa di San Lorenzo – sede in passato della Confraternita di Santa Maria delle Grazie , dove vengono disposti a formare una sorta di altare di pane, detto “muro di tortani“.

Muro di tortani posizionati nella Chiesa di San Lorenzo
Muro di tortani posizionati nella Chiesa di San Lorenzo

 

Le tre tipologie di tortani

Va precisata ancora una cosa che riguarda questi taralli di pane e cioè che ne vengono preparati di tre diverse misure: i tortani di media grandezza, realizzati per essere mangiati – di questi ne sono preparati attualmente anche alcuni senza glutine in un forno diverso, messo a disposizione da una delle donne castelveteresi – e i tortani di dimensioni piccole o di grandi dimensioni, destinati entrambi ad essere avvolti con dei nastri colorati per essere appesi i primi nelle automobili e i secondi (detti “tortani di San Pietro”) negli esercizi commerciali, come simbolo di protezione. Quest’ultima può essere vista come una prosecuzione di una tradizione che c’era già in passato, quando, ad esempio, alcuni avevano l’abitudine di mettere un tortano nei campi, a mo’ di protezione del raccolto.

Anche in questa articolata fase non manca comunque l’aspetto della convivialità: siccome le donne che si occupano della produzione dei tortani lavorano tutto il giorno, a turno le madrine che accompagneranno le dispensatrici il 28 aprile portano il pranzo per chi è al forno.

Teresa e Filomena, due delle tante donne che lavorano al forno

Quella della panificazione è infatti un’attività che impegna alcune donne anche per diverse ore al giorno ed è spontaneo domandarsi cosa le spinga a svolgerla volontariamente – e, ovviamente, in forma del tutto gratuita – per così tanti giorni in maniera continuativa.
Abbiamo parlato con alcune di loro per avere qualche risposta da chi è coinvolta in prima persona. Filomena, ad esempio, ci ha risposto dicendoci che ogni castelveterese è legato in modo molto forte a questa Festa e ci ha raccontato che lei partecipa alla panificazione sin da quando era piccola e che ogni anno sente come una forza che la spinge sempre a partecipare ed essere presente e attiva. Teresa ha, poi, aggiunto:

«perché oggi come oggi c’è ancora un briciolo di fede ed è questo mi porta a tornare ogni anno. Anzi, passato il 28 aprile, comincio già a contare i giorni, in attesa che torni questo periodo per ricominciare a fare i tortani».

Anche Rosa, che al momento è responsabile per l’impasto al forno, ci conferma che è la fede a spingerla a partecipare di anno in anno.

I canti per la Madonna delle Grazie

Parole che esprimono ed esternano la fede e la devozione che gli abitanti di questo paese hanno verso la Madonna delle Grazie si ritrovano anche nei tanti canti che vengono intonati di frequente e in momenti differenti. Li si può ascoltare infatti già durante la panificazione, così come quando questa si conclude e, in special modo, nell’ultima sera, quando le donne si riuniscono davanti al forno per camminare assieme, cantando, fino al Santuario. E, ancora, li si sente all’interno della Chiesa nei giorni immediatamente precedenti e successivi al giorno della Festa, quando si svolgono dei riti legati alla statua della Madonna (ad esempio, la cosiddetta “intronizzazione” di cui si parlerà in seguito).

Questi canti sono, insomma, un elemento fondamentale della Festa, perché scandiscono diversi momenti importanti e sono veri e propri canti di amore per la patrona di Castelvetere sul Calore, tanto che in uno di essi ci si rivolge alla Madonna delle Grazie, «di Castelvetere stella», dicendoLe «a Te doniamo il cuor».

La raccolta dei gigli

Le fasi di preparazione per la Festa della Madonna delle Grazie di Castelvetere sul Calore, però, non sono ancora concluse. Infatti, qualche giorno prima del 28 aprile si ritorna nuovamente in montagna, alla ricerca di gigli selvatici.

Una delle dispensatrici del 28 aprile 2019 che con suo padre raccoglie i gigli che serviranno per adornare il trono della Madonna (foto del 25 aprile 2019).

Anche alla raccolta dei gigli prendono parte sia adulti che ragazzi e bambini, e se per diversi aspetti questa attività è meno faticosa della raccolta della legna è da considerare che richiede comunque un certo impegno, ad esempio nel dover salire molto più in alto sulla montagna per raggiungere i luoghi in cui crescono questi fiori selvatici. Ovviamente può accadere che in alcuni anni, a causa di particolari condizioni climatiche, la fioritura non avvenga proprio nel periodo della Festa e in quel caso ci si rivolge direttamente ad un fioraio.

Comunque sia, i fiori (gigli selvatici o no) servono per adornare il trono su cui verrà riposta la statua della Madonna delle Grazie e vengono inseriti uno ad uno – con tanta pazienza da parte di chi si dedica a questa attività – nella spugna che compone la base del trono della Madonna delle Grazie. Un lavoro che richiede molte ore di lavoro e che, in qualche modo, può essere letto anch’esso come gesto di devozione alla patrona.

La statua della Madonna delle Grazie torna tra i fedeli

Statua Madonna delle Grazie
Statua della Madonna delle Grazie durante l’intronizzazione (27 aprile 2019).

Si è fatto riferimento al fatto che la statua della santa protettrice viene posizionata su un trono perché durante l’anno, invece, questa è conservata in una grande teca di vetro, da cui viene portata fuori proprio in occasione della Festa, per essere posizionata sull’altare.

Donna con occhi lucidi durante l'intronizzazione della madonna delle grazie
La commozione negli occhi delle donne presenti all’intronizzazione.

Questa cerimonia si tiene il 27 aprile e suscita molta commozione nei castelveteresi: molti infatti assistono commossi, con gli occhi bagnati dalle lacrime, al rito che fa sì che la statua, grazie ad un ben congeniato meccanismo, sia innalzata sul trono. È come se durante questo rito – e in buona sostanza lo stesso può dirsi anche per quello che si tiene il 29 aprile e che consiste nel processo inverso di scendere la statua dal trono per riporla nella teca – ognuna delle persone presenti dia e dedichi alla Madonna delle Grazie tutto quanto ha dentro: un ringraziamento, una speranza, un dolore, un ricordo. L’emozione, poi, sembra quasi contagiosa, perché pure questo particolare momento è accompagnato dai canti rivolti alla Madonna, che trascinano tutti i presenti in un vortice di sensazioni, che scuotono anche chi non ha un legame diretto con questa tradizione, chi magari assiste per la prima volta alla cerimonia.

Le dispensatrici o “spunziatrici”

A suscitare emozione negli abitanti – anche se in misura diversa – sono, nel giorno di Festa, anche le cosiddette “spunziatrici“, in italiano “dispensatrici“, ovvero le bambine che portano (dispensano) i tortani casa per casa, a tutte le famiglie.

Le spunziatrici hanno più o meno tra gli 8 e i 12 anni e l’età massima è legata al fatto che in qualche modo queste bambine sono simbolo della purezza della Vergine, mentre è difficile che abbiamo un’età inferiore agli 8 anni perché partecipare alla Festa richiede loro un certo impegno fisico: devono infatti camminare tanto per dispensare il pane benedetto, ma, soprattutto, indossano degli abiti alquanto pesanti, perché rivestiti con monili d’oro, a emulazione dell’abito della statua della Madonna delle Grazie.

L’oro, cucito sui vestiti, è un altro degli elementi caratterizzanti la Festa del 28 aprile.

Il simbolismo dell’oro portato dalle dispensatrici

La tradizione legata all’oro cucito sugli abiti delle bambine potrebbe sembrare, specie a chi non è nato e cresciuto in questo luogo, un qualcosa di esagerato, quasi profano per certi versi. Il simbolismo dell’oro è, invece, molto forte, anche nella religione cristiana cattolica. A raccontarcelo è stata Lina, una delle donne che si dedicano ogni anno alla cucitura dell’oro:

«L’oro delle dispensatrici  ha un significato molto più alto di quello che potrebbe sembrare. Potrebbe sembrare un segno di sfarzosità e di ricchezza, invece no: è un segno di Regalità e di rispetto.

Le bambine vestite di oro rappresentano, quindi, la Regalità di Gesù e la preziosità del ruolo che ricoprono. Loro, infatti, dispensano “grazia”, non “grazie” intese come voti. La “grazia”» ci spiega ancora Lina, «è Gesù stesso, e le dispensatrici rappresentano tante madonnine che la portano in tutte le case di Castelvetere sul Calore. La “grazia” che loro portano è rappresentata dal pane.
Originariamente si definiva “Madonna della Grazia”, proprio perché simboleggiava la “grazia” di Gesù, ma il nome è stato poi cambiato in “Madonna delle Grazie” in quanto molte persone affermano di aver ricevuto molti miracoli». 

Responsabilità e “sacrifico” per la cucitura dell’oro

L’oro che viene cucito sugli abiti uno o al massimo due giorni prima della Festa è dato in prestito da amici e parenti della dispensatrice o della madrina e del padrino che la accompagnano per tutta questa Festa. Su ogni oggetto viene attaccato un numero che rappresenta la famiglia che ha prestato l’oro, così da non commettere errori nel momento della restituzione.

Denise, la madrina di Carla, una delle dispensatrici del 28 aprile 2019, ci ha spiegato quali erano le consuetudini del passato: «anticamente poche persone avevano tanto oro, la cosa più preziosa poteva essere anche solo una collanina, e quindi donare la cosa più preziosa significava dare e mettere a repentaglio tutto quello che si aveva». Oggi le cose sono un po’ diverse sotto questo punto di vista, ma dare in prestito dell’oro ha sempre un potenziale rischio e rappresenta una grande responsabilità per madrine e padrini delle dispensatrici nonché per le donne che devono cucirlo.

Cucitura dell'oro sul vestito di Carla
Cucitura dell’oro sul vestito di Carla.

Quella della cucitura è un’attività che viene eseguita, comunque, da donne esperte nel cucito di oro e che richiede molte ore di lavoro. È perciò un momento faticoso e questo aspetto ci è stato spiegato bene da Domenica, qui per tutti “Minicuccia“, una donna da sempre impegnata in questa Festa: «è un grande sacrificio, sia per chi ha la responsabilità di cucire l’oro sul vestito e di non farlo perdere durante la giornata della Festa, sia per le bambine, perché devono stare ferme per 6-7 ore ma anche perché il 28 aprile devono indossare un vestito che peserà circa 7 chili». In tanti anni duranti i quali questa Festa si ripete, però, fortunatamente non ci sono mai stati problemi – seppur qualche pezzo si è staccato dai vestiti è sempre stato visto sul momento o trovato dopo e portato in Chiesa – e le dispensatrici hanno sempre partecipato con gioia e determinazione.

Il giorno della Festa: il 28 aprile

Quando il giorno tanto atteso dagli abitanti di Castelvetere sul Calore arriva, il clima di festa invade l’intero paese.

Al mattino ci sono le ultime rifiniture all’abito prima che le dispensatrici e gli accompagnatori escano insieme dalle loro case per recarsi al Santuario della Madonna delle Grazie dove si svolge la cerimonia religiosa. Quest’anno è stato il vescovo della diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi a celebrarla, sottolineando l’importanza del ruolo delle dispensatrici e del simbolismo dell’oro:

«bambine, non dimenticate mai: portate sul petto tutte quelle famiglie che per questa giornata consegnano quell’oro che deve riprodurre l’oro che ha sul petto Maria.

Ognuna di voi porta sul petto tante famiglie, porta sul petto tanti desideri, porta sul petto tanti bisogni, porta sul petto tante grazie da dire alla Madonna».

Terminata la cerimonia, la Statua viene portata in processione per le strade del paese, accompagnata da una banda musicale e seguita da dispensatrici, madrine, padrini (muniti di un bastone, che simbolicamente serve a difendere le “spunziatrici“) e alcuni carabinieri (presenti per difendere ulteriormente le bambine e la preziosità di questo evento).

Sfilata dispensatrici 28 aprile
Le dispensatrici durante la processione del 28 aprile 2019.

Nel pomeriggio, dopo pranzo, tutte le bambine iniziano a “dispensare i tortani”. Questi pani vengono presi dal cosiddetto “masto ‘e festa” dal muro di tortani che si prepara nella chiesa di San Lorenzo e sono posti nella cesta di ogni dispensatrice. La cesta viene tenuta sulla testa dalle dispensatrici, che divise in gruppi e a piedi, assieme ai propri accompagnatori e alcuni carabinieri, portano i tortani casa per casa, in diverse zone del paese. Ogni volta che vengono consegnati i tortani i “masti ‘e festa salutano con la frase l’anni chi vene pure”, come buon auspicio a rivedersi l’anno successivo

Consegna dei tortani alle case
Consegna dei tortani alle case del paese.

Quando i taralli nelle ceste finiscono si ritorna nella chiesa di San Lorenzo per riempirli nuovamente, fin quando non sono “cresciute” – è questo il termine che si può sentire spesso durante questa Festa, in riferimento a diverse cose, anche nel forno, dove si parla di “crescenza” e di “criscito”  –  tutte le case del paese (cioè fin quando il pane benedetto non è stato consegnato ad ogni famiglia del centro).

La distribuzione dei tortani in campagna: ancora un giorno di festa

La Festa non finisce così, ma continua il 29 aprile, con la distribuzione dei tortani alle case che si trovano nelle campagne di Castelvetere sul Calore e in quelle di alcuni paesi limitrofi. Poiché in questo secondo giorno le distanze sono maggiori e non si può tornare nella Chiesa di San Lorenzo ogni volta che si svuota la cesta, ci sono delle ragazze e delle donne non sposate che seguono le dispensatrici per portare delle ceste più grandi piene di tortani. Anche in questo secondo giorno le dispensatrici sono accompagnate dal loro padrino, sempre munito di bastone, ma non sono più presenti i carabinieri e gli abiti sono diversi dal 28 aprile, più semplici e senza oro. In ogni comitiva, inoltre, sono presenti un paio di “masti ‘e festa”.

Le strade da percorrere a piedi non sono molti brevi, ma diversi castelveteresi – solitamente quelli che sono legati in modo diretto alle dispensatrici di quel determinato anno – preparano nelle proprie case dei rinfreschi, così da permettere a queste comitive di persone di avere un momento di ristoro.

Nel tardo pomeriggio tutti i vari gruppi che si sono divisi per le diverse zone di campagna si incontrano in un punto di ritrovo e raggiungono insieme, cantando, la Chiesa di San Lorenzo per la breve cerimonia di chiusura di questa Festa, con la consegna di simbolici attestati di partecipazione alle bambine che hanno dispensato. 

La Madonne di Castelvetere sul Calore per le strade del mondo

Processione Madonna delle Grazie Canada -
La processione della Madonna delle Grazie in occasione del cinquantesimo anniversario della Festa a Chatham-Kent.

Seguire la Festa della Madonna delle Grazie in tutte le diverse fasi è un viaggio emozionante e coinvolgente in una tradizione che per gli abitanti di questo paese significa moltissimo, tanto che chi è emigrato all’estero l’ha sempre portata nel cuore e in una città del Canada, a Chatham-Kent, è stata anche addirittura importata. Lì, dove agli inizi del 1950 sono arrivate 130 famiglie castelveteresi, è infatti dal 1968 che si organizza e celebra la Festa del 28 aprile, con una Statua che riproduce quella custodita nel Santuario, con la produzione dei tortani (in quantità decisamente più esigua) e una processione alla quale prendono parte solo talvolta delle dispensatrici.

 Questa tradizione, tramandata oltre i confini del piccolo paese dell’Irpinia – anche se con dimensioni più contenute e con fasi di preparazione più brevi –, viene portata nel cuore di tutti i castelveteresi con commozione e devozione e in tutti il profumo del pane della Madonna, che per settimane invade il borgo, suscita un sentimento di profonda nostalgia e familiarità.

 

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