Il Castello di Rupe Canina, il borgo abbandonato di Sant’Angelo d’Alife

Di quello che un tempo era il maestoso castello di Rupe Canina rimangono ormai solo ruderi ancora capaci, però, di raccontare le vicende del luogo e la sua storia millenaria, in un sito archeologico che si trova nel casertano.

Visitare un borgo abbandonato è sempre un’esperienza particolare, perché sembra di trovarsi in una sorta di posto senza tempo, dove tutto è fermo, e dove le persone al massimo le si immagina: attraversare il varco di ingresso del borgo di Rupe Canina mi ha permesso proprio di far volare la mente e immergermi con i pensieri nelle atmosfere medievali di quando questo borgo era abitato.

Vista da Rupe Canina
Sant’Angelo d’Alife fotografato da Rupe Canina

Rupe Canina è infatti il luogo più emblematico di Sant’Angelo d’Alife (un paesino di circa 2000 abitanti situato in provincia di Caserta, quasi ai confini con il Molise e il Lazio), un insediamento medievale situato sulla collina del paese, che un tempo consentiva di controllare tutta la media valle del Volturno.

Un'ulteriore info su Sant'Angelo d'Alife
Il comune fa parte della Comunità Montana del Matese – l’ente che abbraccia 17 comuni del casertano – e dell’omonimo Parco Regionale.

Oggi sono visibili pochi resti di quello che era un tempo l’insediamento e tra questi spicca il Castello di Rupe Canina, ma com’era un tempo?

Come si presentava il Castello di Rupe Canina? E com’era la struttura del borgo di Rupe Canina?

Visitandolo ho immaginato che in passato ci fossero alte mura a circondare il perimetro della zona, con una possente struttura del castello e un villaggio con piccole case. Studi e scavi sulla zona stessa, commissionati dal comune di Sant’Angelo d’Alife all’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli nel 2002, hanno rivelato, tra le altre cose, una conformazione che in effetti non era troppo diversa.

 

Sviluppatosi sulla rupe, il borgo era formato da una fortificazione principale (costituita da possenti mura esterne, dotate di tre torri di sorveglianza e di due accessi), e da una parte interna, in cui vi era un villaggio composto da case e da una chiesa dedicata a Santa Maria. Le mura, ancora oggi conservate in alcuni tratti, erano alte circa 7 metri.

Fonte: “Il Castello di Rupe Canina e il cantiere didattico di Archeologia Medievale“.

Nella cinta muraria principale si trovava una seconda area, dove vi erano un’altra chiesetta e un altro nucleo di case. All’interno di quest’area vi era la Rocca del Signore, un agglomerato composto da una torre quadrangolare, il Mastio, ristrutturato negli anni ‘60 e composto da tre livelli comunicanti attraverso una scala interna.

Altre info sul Mastio
I tre livelli della Rocca del Signore erano così composti: al piano terra c’era una cisterna per l’acqua, al primo piano una stanza di accesso (attraverso un ponte levatoio) e al secondo piano gli alloggi.

All’esterno, adiacente alla torre, vi era una cisterna che serviva per la raccolta dell’acqua piovana e che ne conteneva grandi quantità.

Alcuni ambienti, poi, non sono portati completamente alla luce a causa delle difficoltà di scavo dovute alla posizione degli edifici.

Alcuni dei principali fatti storici della Rocca di Rupe Canina

Grazie agli scavi realizzati, comunque, si è scoperto che la storia di Sant’Angelo d’Alife è cominciata molto probabilmente nella preistoria, nello specifico nell’età del bronzo. Sono stati rinvenuti, infatti, oggetti dell’epoca e resti di strutture primitive come capanne e altri ambienti, presumibilmente piccole botteghe.

È noto che il borgo di Sant’Angelo d’Alife fu un centro sannita e nel IV secolo a.C. i Romani riuscirono a conquistare la cittadina.

Nel IX secolo, invece, quando i Saraceni, popoli provenienti dalla penisola araba, invasero l’Italia meridionale e avviarono una serie di saccheggi, venne costruito un primo agglomerato difensivo sulla collina del paese, composto solo da modeste costruzioni, al fine di proteggere i propri territori.

Targa posta nel 2005 dopo il restauro del sito archeologico

Nell’XI secolo i Drengot – famiglia originaria della Normandia, si trasferirono sulla rupe e avviarono la costruzione della Rocca, in particolare della torre. Uno dei principali artefici della fondazione di Rupe Canina fu Riccardo Drengot che contribuì alla costruzione del Castello; proprio per questo motivo era conosciuto anche come Riccardo di Rupecanina.

I Drengot furono, inoltre, protagonisti di una lunga guerra contro un’altra famiglia di origine francese, gli Altavilla, che si erano stanziati in Sicilia.

Nel 1220 Rupe Canina fu distrutta da Federico II e il borgo fu assediato dalle truppe del cardinale Pelagio, ma gli abitanti insorsero e scacciarono i militari della chiesa.

Purtroppo due secoli dopo un altro terribile evento sconvolse la vita degli abitanti di Rupe Canina. Nel 1437, infatti, l’esercito del cardinale Giovanni Vitelleschi assediò il castello, lo incendiò e distrusse il vecchio borgo. Questo episodio, insieme a una serie di terremoti avvenuti nei secoli successivi, segnò l’inizio del lento abbandono di Rupe Canina.

La storia di Rupe Canina rivive nel “Palio de li Normanni”

Il profondo legame con la storia e le antiche vicende del borgo, si rivivono nel Palio de li Normanni, una manifestazione nata nel 2006 da un’idea della Pro Loco Archangelus per celebrare i 900 anni dalla costruzione del Castello. L’evento, che si svolge ogni due anni, si pone l’obiettivo di raccontare la storia della famiglia Drengot e più in generale del borgo.

Fonte: pagina Facebook Palio Sant’Angelo

Durante la festa le stradine del centro di Sant’Angelo d’Alife si riempiono di visitatori, curiosi di veder sfilare dame e cavalieri con i costumi tipici del Medioevo.

Al corteo partecipano sbandieratori e arcieri e sono organizzate danze e tipici giochi medievali. Sono allestiti, inoltre, stand in cui si vendono prodotti enogastronomici e di artigianato locale e stand che mostrano oggetti medievali e mestieri dell’epoca. Generalmente sono organizzati anche duelli e un antico torneo in cui si sfidano le contrade del paesino.

Uno dei momenti più attesi dei tre giorni del palio, infine, è l’investitura del Cavaliere, molto probabilmente un richiamo all’investitura di Riccardo Drengot, e la rappresentazione dell’incendio del castello.

Il Palio de li Normanni permette quindi di fare un viaggio nel passato, per immergersi nell’atmosfera medievale non soltanto con la fantasia ma toccando con mano quali erano le consuetudini di un’epoca e di un popolo che, pur essendo lontani da noi, fanno parte delle nostre origini e della storia del nostro Paese.

Altre immagini di Rupe Canina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *