Visitare il Canale di Panamà per scoprire storia, futuro e curiosità di una delle più grandi opere ingegneristiche al mondo (che parla anche italiano)

Una visita al Canale di Panamà è tappa quasi obbligata per chi si rechi nel Paese: a patto di essere disposti a sopportare caldo, afa e folla ripaga con tante curiosità storiche, economiche e legate alle tradizioni del posto.

Visitare il Canale di Panamà, soprattutto se come me non siete per nulla appassionati di ingegneria e grandi opere, potrebbe non essere certo tra le priorità del vostro viaggio nel Paese. Eppure vi accorgerete presto che la sua è una sorta di onnipresenza nell’istmo, non solo perché la storia della sua costruzione ha inevitabilmente segnato l’architettura, l’economia e persino la vita di tutti i giorni in molte zone del Panamà: la città di Colón sulla costa atlantica e l’Isla Taboga sul versante pacifico, in particolare, gravitano ancora per lo più intorno ai traffici che avvengono nel Canale.

Semplicemente passeggiando in Plaza De Francia, nel cuore antico di Panama City, o fermandosi a guardare il Ponte delle Americhe da uno dei tanti punti panoramici della higway che si allontana dalla città, si scorgono in (quasi) ogni momento della giornata navi in fila in attesa di poter attraversare il Canale: abituata come sono a vivere in città di mare e a usare il blu dell’orizzonte come costante punto di orientamento, ho avuto insomma in ogni momento l’impressione che per un panamense il Canale funzioni allo stesso modo e faccia, cioè, da personalissimo Nord.

Come nacque (e perché non fu mai più abbandonata) l’idea di un canale artificiale che taglia il Panamà da costa a costa

Naturalmente le ragioni sono anche piuttosto pratiche, prima che di orgoglio nazionale e patriottico.

Il Canale di Panamà – e tutte le attività che ruotano intorno a esso – è ancora oggi la prima fonte di introiti per il Paese. Ogni anno, del resto, transitano per il Canale oltre 14 mila imbarcazioni e il pedaggio può arrivare a costare centinaia di migliaia di dollari (supera i 450mila, per esempio, nel caso delle grandi navi merci). È una cifra che, soprattutto le navi commerciali, pagano piuttosto volentieri: tagliando per il Canale di Panamà, infatti, evitano di dover circumnavigare il Sud America fino a Capo Horn o allo Stretto di Magellano e risparmiano così in tempo di navigazione e carburante.

canale di panamà com'è fatto
Due infografiche spiegano dove si trova il Canale di Panamà e come collega la costa atlantica del Paese a quella pacifica e come funzionano le sue chiuse. Fonte: Thomas Römer/OpenStreetMap

Già i primissimi progetti di costruzione di un canale navigabile che attraversasse l’istmo da costa a costa, risalenti alla prima metà del Cinquecento e alle mire coloniali di re Carlo V di Spagna, provavano a rispondere, tra l’altro, a esigenze di questo tipo: fino ad allora, infatti, l’oro saccheggiato in Perù dai coloni spagnoli, prima di essere inviato alla madre patria via mare, compiva un lungo tragitto a piedi dalla città di Panama a quella di Portobelo, sulla costa atlantica, lungo una via, detta Camino Real, piuttosto insicura e teatro di continui attacchi da parte dei pirati: serviva, insomma, una via più diretta e meno rischiosa attraverso cui far arrivare in Spagna le ricchezze coloniali.

Come visitare il Canale di Panamà: il Mirador Miraflores

Queste informazioni e molte altre sono date a chi visita il Centro Visitatori di Miraflores da una voce parlante, in lingua originale – oltre che da pannelli informativi in più lingue, dépliant e audioguide –, mentre si attende sulla terrazza all’aperto di assistere al passaggio delle navi.

canale di panama come vistare
A pochi minuti in macchina o coi mezzi pubblici dalla città di Panama, si trova il Centro Visitatori di Miraflores: è il modo migliore per visitare il Canale di Panamà e al suo interno ci sono un museo e tanti altri spazi dedicati allo scoperta di questa grande opera ingegneristica e della sua storia. Foto: Virginia Dara

Contrariamente a quanto si possa immaginare, infatti, non ci sono molti altri modi per visitare il Canale di Panamà se non recarsi nei punti turistici realizzati presso i due impianti di discesa e risalita di Gatún, sulla costa atlantica, e di Miraflores appunto, sulla costa pacifica.

Le Miraflores Locks distano, tra l’altro, una decina di minuti dalla città di Panama e, da lì, sono facilmente raggiungibili sia in auto o in taxi e sia con i mezzi pubblici. Anche per questo, indipendentemente da che viaggiate da soli, accompagnati dal gente del posto o con un gruppo organizzato, la visita al Mirador Miraflores potrebbe essere una delle prime attività che vi ritroverete a fare durante il viaggio a Panamà.

Un consiglio
Se è il vostro primissimo giorno nell’istmo, e magari come me avete lasciato in Italia i primi freddi di dicembre, il consiglio più spassionato è: vestite quanto più leggeri possibile. Non sarete certo ancora abituati, infatti, al caldo umido della zona (nonostante a dicembre, in realtà, nel Paese è appena iniziata la stagione secca) e ritrovarvi immersi in quello che è di fatto un paesaggio lacustre non aiuta certo in questo senso.

Il clima contribuisce a rendere se possibile ancora più surreale l’atmosfera sulla terrazza del Centro Visitatori di Miraflores: per la voce parlante di cui si è già detto, per la grande quantità di gente che generalmente si affolla ai parapetti per accaparrarsi una visuale privilegiata sulle navi che attraversano il canale di Panamà potrà sembrarvi di essere trasformati improvvisamente in un colonizzatore in un antico porto in attesa della tanto sperata spedizione di viveri, lettere, generi di conforto dalla madre patria.

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Il modo più comodo per visitare il Canale di Panamà è, se ci si trova sulla costa pacifica, recarsi al Centro Visitatori di Miraflores, a pochi minuti in macchina dalla capitale. Dalla sua ampia terrazza all’aperto, in genere molto affollata, si può assistere al passaggio delle imbarcazioni attraverso l’impianto di discesa e risalita. Foto: Virginia Dara

Spedizione che letteralmente non arriva mai. Visitare il Canale di Panamà è, infatti, l’attività forse meno dinamica tra tutte quelle che potreste fare nel Paese. Le regole imposte dallo Stato del Panamà, che oggi è l’unico soggetto ad avere potere decisionale sull’impianto, per attraversare il Canale sono molto rigide: le navi aspettando in coda anche ore e ore e rispettano turni e precedenze non sempre stabiliti in maniera lineare e a questo si aggiunge che per compiere gli interi 80 chilometri da Panama City a Colón o viceversa possono volerci fino a otto o dodici ore.

Vedere una nave passare attraverso le chiuse di Miraflores è, insomma, meno frequente di quanto si immagini e, per questo, una buona idea è informarsi prima sugli orari di maggior traffico attraverso l’impianto: si evita in questo modo di dover aspettare molto o prolungare inutilmente la visita e, ancora, di accalcarsi e spintonarsi tra la folla a vedere l’unica piccola nave che sta passando.

canale di panama come funziona
Il Canale di Panamà è attraversato ogni giorno da ogni tipo di nave per il trasporto commerciale. Tutte, almeno fino a qualche anno fa, rispettavano nelle misure i cosiddetti standard “Panamax”, cosa che assicurava loro di passare senza imprevisti o incidenti attraverso le chiuse del Canale. Fonte: Virginia Dara

L’avvicinarsi delle imbarcazioni alle chiuse, comunque, è segnalato da un’apposita campanella: da quel momento in poi lo spettacolo non dura molto e, come già si accennava all’inizio, nonostante la particolare cronaca in diretta fornita dalla voce parlante, rischia di rimanere incomprensibile a chi non frequenti molto materie come ingegneria e grandi opere idrauliche.

Semplificando molto, infatti, quello che avviene è che una serie di chiuse si mettono in moto, aprendosi e richiudendosi al momento opportuno, per permettere alle navi di passare attraverso vasche d’acqua dolce di profondità man mano diversa: c’è, infatti, un dislivello di quasi 30 metri tra punto di arrivo e punto di partenza (dislivello che qualche progetto originario prevedeva di colmare durante i lavori di realizzazione del Canale di Panamà, obiettivo da cui si è poi dovuto desistere per un problema di costi), e con questo sistema, per certi versi simile a una diga, si provano a ridurre gli incidenti di navigazione ai due imbocchi.

Una visita al museo del Centro Visitatori di Miraflores

Mentre si attende il passaggio delle navi, comunque, il museo del Centro Visitatori di Miraflores spiega meglio la lunga e complicata storia della costruzione del Canale di Panamà (basti pensare che, dalla prima metà del Cinquecento con i progetti di Carlo V, si dovrà aspettare al 1880 per la prima messa in posa dell’opera e poi, ancora, al 1914 perché terminassero i lavori e al 1920 per l’inaugurazione) e gli interessi politici che ha da sempre mosso (non ultimo quando i progetti di espansione del Canale di Panamà hanno creato tensioni politiche sia all’interno del Paese, perché si trattava di un’opera che avrebbe intaccato aree dal forte interesse naturalistico e ancora abitate da popolazioni indigene, e sia all’esterno perché il nuovo Canale di Panamà avrebbe fatto ancora più concorrenza al Canale di Suez, che oggi vede transitare almeno il 6% del traffico navale internazionale).

Il museo del Centro Visitatori di Miraflores, inoltre, presenta aree interattive, pensate soprattutto per i più piccoli, dove si può giocare a scoprire la fauna originaria del posto e come il continuo passaggio di navi abbia avuto conseguenze irreparabili su di essa o a mettere alla prova le proprie abilità di capitano di una nave.

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Un’area interattiva all’interno del museo del Centro Visitatori di Miraflores permette, tra le altre cose, di mettersi nei panni del “capitano del Canale”. Si tratta di una figura chiave per il passaggio delle navi: indipendentemente da che bandiera battano in origine, infatti, possono attraversare le chiuse solo guidate da piloti panamensi e che hanno studiato appositamente. Foto: Virginia Dara

Qualche curiosità sul Canale di Panamà: è un’opera in parte italiana e, sì, volendo lo si può attraversare a nuoto

Alcune curiosità in cui ci si imbatte visitando Miraflores e il suo museo ripagano l’attesa e potrebbero far appassionare, alla fine, anche i meno entusiasti all’idea di visitare il Canale di Panamà.

A proposito di capitani, per esempio, come già si accennava, le regole sono particolarmente rigide per le navi che vogliono attraversare il Canale: per tutta la durata del transito la nave dovrà battere bandiera panamense, per esempio, e ciò vuol dire soprattutto che, oltre a essere sospese alcune regole di extraterritorialità, le autorità locali nomineranno un capitano del canale che, per lo stesso tempo, avrà completo controllo sull’imbarcazione e sul suo equipaggio. Questo vuol dire anche che ci sono uomini di mare, nel Paese, che studiano appositamente per poter diventare comandanti delle navi che passano attraverso il Canale di Panamà.

Ancora, volendo si potrebbe anche attraversare il Canale a nuoto: l’impresa, fin qui, è stata quella più unica che rara compiuta da Richard Halliburton nel ’28 pagando un pedaggio di circa trenta centesimi di dollari.

Se la vicenda storica del Canale di Panamà è intrisa di nazionalismi, infine, parla anche un pizzico di italiano: non solo per i 4 mila lavoratori nostrani che, quando a inizio Novecento il Canale era in affitto agli Stati Uniti per la realizzazione, contribuirono alla realizzazione dell’opera spesso venendo trattati come schiavi, quanto perché la tecnologia delle nuove chiuse post-Panamax (pensate, cioè, per superare i cosiddetti standard Panamax di 305 metri di lunghezza e 33,5 metri di larghezza, permettendo anche alle navi più grandi, come le grandi navi da crociera, di attraversare il Canale) è stata co-progettata da una squadra di italiani.

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